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CONTACT IMPROVISATION: UNA DANZA, TANTE DEFINIZIONI!

Aggiornamento: 3 ago 2022

Come costruire una definizione ?


Cosi come la CI è una pratica che procede per domande e che si alimenta della domanda stessa, cosi è il tentativo di descriverla in maniera sintetica e esaustiva. Come l’improvvisazione, l’aspetto interessante non è definire, nel senso di dare una forma finita, ma continuare a porsi la domanda per continuare a esplorare possibili risposte parziali e incomplete, quindi dinamiche.


La forma è aperta, cosi come la sua definizione.


Definire la Contact Improvisation significa nontanto arrivare a una risposta, quanto continuare a porsi la domanda “Cos’è la Contact Improvisation?” e ampliarla.


Allora a cosa serve continuare a porsi la stessa domanda, sapendo che la risposta non sarà per sempre, né tanto meno per tutti?


Cercare di definire qualcosa dai confini mobili e mutevoli permette di mantenere la danza stessa viva, attuale, mai statica. È una pratica di affinamento del pensiero, di verifica costante dello stesso, di indagine che mai si accomoda su una risposta data, ma che trova nella domanda stessa la sua fonte di freschezza e vitalità.


“A DEFINITION”: UNA SELEZIONE DI DEFINIZIONI


Contact Quarterly è la rivista fondata da Nancy Stark Smith e Lisa Nelson che dal 1980 si occupa di promuovere e veicolare idee attorno alla danza, alla contact improvisation e all’improvvisazione. Per anni, ogni numero della rivista ha contenuto una rubrica, chiamata “A definition”. In ogni numero venivano pubblicate una o più descrizioni della pratica, aggiungendo ogni volta nuovi punti di osservazione.


Ne abbiamo raccolte alcune, e le integreremo con ulteriori nel tempo, per provare a descrivere in maniera ampia le larghe vedute di chi prima di noi si è innamorato di questa pratica: la ricchezza di questa ricerca è lo specchio della ricchezza della CI, questa danza, dai confini mutevoli ma dal cuore stabile e inconfondibile.


 

I danzatori rimangono prevalentemente in contatto fisico supportandosi reciprocamente e in maniera istintiva, meditando sulle leggi fisiche in relazione alle loro masse: lavorando con la gravità, il momentum, l’inerzia e la frizione. L’intento principale non è raggiungere obiettivi, ma incontrare la realtà fisica in costante mutamento, con l’energia e la collocazione spaziale adeguata. Le esigenze di questa forma determinano una qualità di movimento che è rilassata, ma costantemente pronta e presente nel flusso della dinamica dei corpi. Le improvvisazioni di contact sono dialoghi fisici spontanei che variano dall’immobilità agli intensi scambi di energia. Uno stato di allerta viene sviluppato per lavorare in una situazione attiva di disorientamento fisico, attraverso la fiducia negli istinti base di sopravvivenza. Riflessi e potenzialità innate. È un libero gioco con l’equilibrio, navigando tra la correzione dei movimenti e delle posizioni sbagliate e il rafforzamento di quelli giusti, conservando una verità fisica/emozionale riguardo un momento di movimento condiviso, che lascia i partecipanti informati, concentrati e animati.


Steve Paxton, 1978


Due [o più] persone si muovono insieme, in contatto, mantenendo un dialogo fisico spontaneo attraverso i segnali di senso cinestetico inerenti il peso condiviso e la quantità di moto (momentum) che si contrappone tra i due o che condividono. Il corpo, per aprirsi alle sensazioni di momentum ed equilibrio, deve imparare a rilasciare la tensione muscolare in eccesso e ad abbandonare una certa quantità di caparbia volontà per accettare il naturale flusso di movimento a portata di mano. Tecniche come rolling, falling, overdancer-underdancer, sono esplorate guidando il corpo verso una consapevolezza delle sue naturali possibilità di movimento.


Daniel Lepkoff


La contact improvisation è un’esplorazione aperta delle possibilità cinestetiche dei corpi che si muovono attraverso il contatto. A volte selvaggia ed atletica, a volte tranquilla e meditativa, è una forma aperta verso tutti i corpi e le menti curiose.


Ray Chung, Londra, 2009






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